L’intervento di riqualificazione del parco, caratterizzato dalla presenza dei ruderi della Basilica paleocristiana, è stato realizzato dal Segretariato Regionale del MiBACT
Sabato 12 marzo si inaugura a Manfredonia (FG) il parco archeologico di Santa Maria di Siponto. L’intervento di riqualificazione del parco, caratterizzato dalla presenza dei ruderi della Basilica paleocristiana, è stato realizzato dal Segretariato Regionale del MiBACT per la Puglia e dalla Soprintendenza Archeologia della Puglia con fondi strutturali del Programma Operativo Interregionale. Attrattori culturali, naturali e turismo – P.O.In. 2007-2013.
Elemento caratterizzante è l’installazione artistica del giovane Edoardo Tresoldi: una struttura in rete metallica leggera e trasparente che ridisegna i volumi originari dell’antica basilica, costruita in soli 3 mesi a ridosso della chiesa medievale esistente. Un’opera permanente alta 14 metri che rende unico l’intervento e definisce un nuovo landmark nel paesaggio pugliese; un originale connubio tra archeologia e arte contemporanea che restituisce la terza dimensione ad architetture ormai scomparse, integrandosi e fondendosi con l’ambiente circostante, a fini conservativi e divulgativi. L’opera è stata realizzata grazie a una squadra di giovani creativi under 30 che hanno lavorato su un progetto condiviso con le maestranze dell’impresa pugliese e gli archeologi che nel frattempo completavano gli scavi nella basilica. Un investimento di 3,5 milioni di euro, di cui 900mila euro per la realizzazione dell’opera artistica. La scelta coraggiosa della committenza pubblica ha reso possibile questa sperimentazione. Investendo nell’innovazione e nell’industria creativa si è concretizzato un intervento di restauro e di riqualificazione delle antiche strutture esistenti, con l’obiettivo di re-immetterle nel circuito turistico del Gargano, intercettando anche il pellegrinaggio religioso.
“Il progetto è nato da un’esigenza di carattere conservativo per coprire e proteggere i mosaici della basilica paleocristiana. Nel corso della progettazione – spiega Luigi La Rocca, Soprintendente Archeologo della Puglia – abbiamo deciso di coniugare gli aspetti ricostruttivi dell’alzato con le esigenze di conservazione e abbiamo trovato nella leggerezza e nella trasparenza delle opere di Edoardo Tresoldi il modello di riferimento da utilizzare”. Eugenia Vantaggiato, Segretario regionale del MiBACT per la Puglia, spiega in proposito che “la coraggiosa scelta di far dialogare archeologia ed arte contemporanea rientra in una visione complessiva di paesaggio inteso nella sua complessità temporale fra testimonianze del passato e attualità del presente”. Prospettiva tesa, come sottolinea il Direttore dei Lavori Francesco Longobardi, a “restituire alla comunità il genius loci”. Un aspetto condiviso dal giovane ma già apprezzato artista, che ha accettato la sfida. “Sono stato chiamato per fare un intervento in un sito archeologico – commenta Edoardo Tresoldi – e la mia prima idea è stata quella di fondere due tipi di linguaggio, quello antico e quello dell’arte contemporanea e penso che la mia ricerca si sia sposata con quella di chi da tempo si interroga e lavora nel campo del restauro”.
Il processo. “La basilica ricostruita dall’istallazione di Tresoldi richiama nelle forme l’ultima fase dell’antica basilica. Essa ha subito tre interventi, il perimetro è rimasto inalterato dalla sua fondazione, ed è costituito da tre navate separate da colonne. Un rifacimento successivo non ne cambia la struttura e si caratterizza per l’arricchimento del pavimento con un nuovo mosaico. In una fase più tarda, quella altomedievale, la chiesa paleocristiana assume un doppio livello: il presbiterio viene rialzato e le navate vengono divise da pilastri. È da questa ricostruzione che prende forma l’opera realizzata da Tresoldi”. Francesco Matteo Martino, Archeologo “Il progetto all’origine prevedeva la realizzazione di una copertura a protezione del mosaico presente nella basilica paleocristiana. Abbiamo iniziato a picchettare per posizionare i pilastri e ci siamo resi conto che alcuni di questi andavano ad interferire con le strutture murarie.
D’accordo con i funzionari archeologici della Soprintendenza, siamo stati quindi costretti a rivedere in parte il progetto originario, che prevedeva una copertura in ferro e vetro su pilastri che affondavano nel terreno. Come direttore dei lavori, ho pensato di creare un gruppo di lavoro composto da archeologi, professori universitari, società specializzate nel monitoraggio del progetto e ingegneri strutturisti, per trovare una soluzione adeguata. L’idea innovativa che ne è scaturita è stata quella di sostituire la semplice copertura originaria curva con un’opera che suggerisce le forme della vecchia basilica, per assecondare la ricerca dell’identità e del genius loci”. Arch. Francesco Longobardi – Progettista e Direttore dei Lavori.
“A Manfredonia il percorso è iniziato con una ricerca di documentazione storica con esperti, archeologi e addetti ai lavori del mondo dei beni culturali. Quando questo tema è entrato nel mio mondo ho cominciato ad immaginare una sorta di ritorno di questo grande edificio come se fosse parte della memoria storica del luogo. Mi sono prefigurato di riuscire a disegnare nell’aria, mantenendo però le relazioni dirette con il territorio. Nella prima fase di realizzazione sono stati necessari alcuni test e studi, una ricerca sui materiali e sulle attrezzature. La parte più importante per me consiste nell’assemblaggio sul posto: è indispensabile una grande organizzazione in modo tale che sul cantiere ci sia la possibilità di modificare tutto quello che è possibile, rimpicciolendo alcune parti ed ingrandendone altre in base ad intuizioni a cui si giunge lavorando”. Edoardo Tresoldi, artista.